giovedì 27 novembre 2014

Come criticare un collaboratore sensibile, senza ferirlo?

Chi è sensibile, ovviamente lo è anche verso le critiche e quando le riceve la sua mente razionale prova frustrazione, risentimento o rabbia.

La sua "ragione" lo protegge e gli rende difficile vedere in se stesso la causa del problema: a livello emotivo non può permettersi di avere torto.
Il suo EGO vacillerebbe, insieme all'immagine che egli vuole dare di sé al mondo.

Si tratta di una "sentinella", che possiamo chiamare istinto, e che ha quotidianamente due sfere da proteggere: quella fisica e quella emotiva. Ogni giorno si mette in guardia per garantire benessere fisico e benessere emotivo.

Quando è minacciato il benessere fisico si attiva la reazione "attacca o fuggi", mentre quando è il benessere emotivo ad essere in pericolo nasce una reazione diversa, che si chiama "accetta o nega".
In questi casi, se la mente è forte e - passateci il termine - "risolta", normalmente accetta e affronta una sfida all'EGO, viceversa una mente debole tenderà a respingere le responsabilità, inviando, paradossalmente, al proprio inconscio un messaggio che dice: "Non sono all'altezza".

Una delle qualità soggettive spesso carente nella nostra società è l'Autostima.
Chi la possiede riesce a riconoscere i propri errori senza condannare se stesso o gli altri, chi ne è privo, invece, tende ad attivare il meccanismo del respingere, per protegge il benessere emotivo.

In generale c'è un modo giusto e un modo sbagliato per esprimere una critica, e la scelta di uno o dell'altro fa la differenza.

Cosa diciamo, come lo diciamo, dove lo diciamo, quando lo diciamo sono tutte variabili che hanno una particolare influenza e si ripercuotono su come le nostre osservazioni verranno accolte.
Il tipo di relazione e il contesto determinano qual è la strategia migliore da attuare.

Oggi prendiamo in esame una delle numerose modalità strategiche, mirate al raggiungimento in tempi brevi di un obiettivo ben chiaro: l'errore non si deve ripetere.

Poniamo il caso in cui Marco, titolare d'azienda, venga a sapere da più voci che Sabrina, la receptionist, ha modi di fare bruschi e poco gentili con i clienti.
Marco stima Sabrina per la sua precisione e affidabilità, e sa bene quanto sarebbe difficile sostituirla dopo tanti anni, quindi deve trovare una maniera per esprimerle che il suo atteggiamento relazionale è da cambiare.
D'altro canto, Marco sa che Sabrina è molto sensibile e che davanti a qualsiasi critica, non appena si sente messa in discussione, reagisce con ostruzionismo e a volte si dà malata per qualche giorno.
C'è un modo "strategico" per affrontare la questione?

Mi piace come lavori

Una mattina Marco, entrando in azienda, si ferma qualche minuto davanti a Sabrina e le dice che apprezza molto il lavoro che sta facendo, che ha notato quanto è precisa e quanto ci si possa fidare di lei, facendogli esempi precisi, come: "Non c'è una maniera migliore di lasciarmi appunti sulla scrivania. Sono sempre chiari e immediati. Non ha mai sbagliato un colpo, signora Sabrina. Continui così."

A proposito...

Qualche ora dopo Marco torna alla reception e dice a Sabrina:
"A proposito, oggi alle 16 arriverà il Dott. Bianchi. Se per caso la mia riunione precedente durasse qualche minuto in più, sarebbe così gentile da intrattenerlo, magari offrendogli un caffè e facendo due chiacchiere con lui?"
Sabrina: "Certamente."
Dopo che il Dott. Bianchi se ne è andato, Marco torna da Sabrina:
"Me lo ha stregato! Lo ha messo a suo agio a tal punto che mi ha parlato subito di lei e della sua gentilezza. Non immaginavo che sapesse essere così gradevole anche nelle relazioni. Cerchiamo di fare lo stesso anche con gli altri clienti, e vediamo come va."

Badate bene... Mario dice "cerchiamo", non dice "cerchi", ed è anche la declinazione di questo verbo sul noi - anziché sul lei - che permetterà di rilassarsi alla sentinella interna di Sabrina: non si sentirà criticata in prima persona e probabilmente sarà motivata al cambiamento, poiché già foriero di gratificazioni.

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