venerdì 15 luglio 2016

Strage di Nizza, questa volta dico la mia

Mi sono sempre tenuto lontano dal commentare su facebook le stragi, poiché ho sempre creduto che ogni ulteriore commento sui social, da parte della gente "normale", quella che non lo fa di mestiere, serva solo ad alimentare un effetto deleterio nella ricerca di fama e gloria da parte dei potenziali futuri attentatori.
Conosco troppo bene, per averlo studiato, il cosiddetto "effetto Werther": è un fenomeno spesso sottovalutato di cui la psicologia sociale parla da anni, e che forse dovrebbe essere nominato di più.
Quando Goethe pubblicò "Idolori del giovane Werther", il cui protagonista si suicida, si accese un'ondata di suicidi in tutta Europa, e le vittime furono altri giovani che vollero emulare il gesto. Si tratta di una versione patologica del principio di riprova sociale: alcune persone decidono quello che devono fare sulla base di cosa fanno altre persone della stessa categoria.
Vi ricordate anni fa, quando i media diedero la notizia del primo sasso lanciato da un cavalcavia sulle automobili che passavano sotto? Anziché restare un evento isolato, esempio della deficienza di un solo individuo, divenne una sorta di "festival del sasso lanciato dal cavalcavia" e, nelle settimane successive, ci fu un'ondata di eventi simili, per i quali qualcuno perse la vita.
Su un altro piano, forse ancora più triste, date un'occhiata alla strage delle donne in Italia nel 2016: 59 dall'inizio dell'anno ad oggi, uccise da mariti, compagni o ex compagni. Notate il picco nel mese di Giugno e ditemi se non si tratta di un effetto Werther.
Oggi ho voluto scrivere qualcosa, prendendo spunto dagli accadimenti della scorsa notte a Nizza, poiché credo ci sia stata una svolta terribile nella modalità di azione stragista: non più solo dirottamenti, esplosioni o armi da fuoco, ma anche mezzi a motore accessibili a chiunque per colpire noi infedeli. Questo significa chiaramente che potrebbe esserci una escalation di eventi, dal momento che è molto più facile procurarsi (o rubare) un camion, un'automobile, un motoscafo, piuttosto che un ordigno o delle armi da fuoco.
Sappiamo tutti ormai che questo tipo di attentatore è in cerca di visibilità e di gloria eterna, che viene misurata sulla base del "disturbo" procurato alla società degli infedeli. Per questo sono convinto che ogni commento sui social, soprattutto quelli improntati sull'odio verso l'Islam (ne ho letti a centinaia in questi anni, spesso conditi di volgarità e parolacce fine a se stesse), non faccia altro che alimentare il desiderio di farcela pagare, non tanto perché ritenuto offensivo dal potenziale terrorista, ma perché diventa la conferma che l'azione di disturbo è andata a buon fine. Sono ulteriori tacche sul fucile.
Lasciamo ai media la cronaca degli eventi, il racconto dei fatti; lasciamo ai commentatori (che lo fanno di mestiere) i commenti politici e religiosi e togliamo conferme, evitando di alimentare quello che a mio avviso sta diventando un circolo vizioso.

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